Tutti insieme in un’unica opera collettiva

Cosa vuol dire allestire una mostra?

Quando pensiamo a una mostra, spesso immaginiamo quadri appesi ordinatamente alle pareti o sculture esposte su piedistalli. Ma per noi di Giochiamo i Diritti l’allestimento di una mostra non è solo un momento conclusivo: è un atto creativo e partecipato, che rende ogni bambino protagonista e parte di un’esperienza più grande.

Allestire non significa soltanto esporre i lavori, ma dare vita a uno spazio dove ogni elaborato ha un suo valore e, allo stesso tempo, contribuisce a creare un’unica opera collettiva. È un po’ come costruire un mosaico: ogni tessera è importante di per sé, ma insieme raccontano una storia più grande.

Questa visione è al centro del nostro progetto Lo Schermo Infinito, un percorso educativo che intreccia educazione visiva e diritti dei bambini. Qui, i bambini imparano che lo sguardo non è mai neutro: ogni immagine racconta una storia e cambia a seconda di come viene guardata. Ecco perché abbiamo pensato a un allestimento che non sia un semplice contenitore, ma una vera e propria esperienza immersiva.

Diritti dentro e fuori la mostra

Attraverso l’allestimento, ogni bambino ha il diritto di essere riconosciuto nella sua unicità: ogni elaborato è un pezzo irripetibile che racconta una storia personale, frutto di un processo creativo e di un percorso educativo importante. Nel nostro progetto, questo processo si è concretizzato con i lavori realizzati durante il laboratorio “La finestra particolare di Santo Pappalardo”, in cui i bambini hanno esplorato lo sguardo come strumento di conoscenza e di relazione con il mondo.

Ma allo stesso tempo, ogni bambino ha anche il diritto di sentirsi parte di una collettività: la mostra è un’occasione per vedere come i lavori individuali, messi insieme, costituiscono un’unica opera collettiva che parla della comunità e della forza del fare insieme. Questo è il cuore del nostro progetto: unire il diritto all’espressione individuale con quello di far parte di qualcosa di più grande.

Un po’ di storia

Questo approccio non è nuovo: artisti e curatori hanno spesso creato mostre che superano la semplice esposizione, trasformandola in un’esperienza immersiva e collettiva. Basti pensare all’Exposition Internationale du Surréalisme del 1938 a Parigi, dove artisti come André Breton, Marcel Duchamp e Man Ray hanno trasformato gli spazi espositivi in luoghi pieni di suggestioni e sorprese, rompendo le regole e stimolando lo spettatore a diventare parte attiva della mostra.

Oppure alla celebre mostra “Live In Your Head: When Attitudes Become Form” del 1969, curata da Harald Szeemann in Germania, dove gli artisti hanno creato opere site-specific all’interno della galleria stessa, rendendo lo spazio espositivo parte integrante del processo creativo. Anche qui, il visitatore non era solo spettatore, ma partecipava in modo attivo a un dialogo tra opere e contesto.

Più recentemente, la mostra “Play with Design” al Centro del Carmen di Valencia ha proposto un approccio ludico al design, invitando i bambini a esplorare e a vivere le opere, avvicinandosi alla creatività in modo personale e partecipato.

Un altro esempio di come l’arte possa diventare un’esperienza partecipativa è la Palestra Allenamente, una delle iniziative che abbiamo portato avanti con i nostri Ludomastri. In questo spazio itinerante, i bambini non allenano solo i muscoli, ma anche la mente e la creatività. La Palestra Allenamente ci racconta che possiamo essere protagonisti del nostro percorso creativo e, allo stesso tempo, parte di una comunità che cresce insieme.

Un allestimento che parla di diritti

Attraverso l’allestimento, vogliamo ribadire che ogni bambino ha diritto di esprimere la propria voce, di essere visto e ascoltato. È questo che rende l’allestimento un linguaggio educativo: non solo una questione estetica, ma uno strumento per costruire relazioni e dare valore al processo creativo.

Per noi di Giochiamo i Diritti, l’arte è un ponte tra l’immaginazione e la realtà. Ogni allestimento realizzato durante il progetto è un’occasione per sottolineare che possiamo costruire insieme un’esperienza collettiva, dove ciascun bambino conta e contribuisce a un percorso comune di crescita e confronto.